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The Sound of My Left Hand

MUTINA è una famosa casa produttrice di ceramiche che come obiettivo si è posta di mettere in rilievo il pensiero creativo di grandi designer e di consegnarlo al mondo dei rivestimenti. Tutto questo e non solo, difatti ha riservato uno spazio per coniugare la loro produzione ceramica all’arte, nonché un premio nominato “This is Not a Prize” per sostenere un artista emergente ogni anno.



A Milano questo spazio è situato in Via Cernaia, dove sono stata a visitare l’esposizione incentrata sui fratelli Bouroullec e specialmente sul fratello Ronan di cui si possono vedere le opere artistiche accanto alle loro creazioni per MUTINA: Rombini, Pico, Punto e Bloc, che fanno da sfondo partecipe alle opere esposte.



Ronan utilizza diversi supporti per la sua produzione artistica, e a spiccare è la linea curva che si ripete in giochi ossessivi e in continui richiami.


I soggetti sono astratti, antropomorfi, organici, a suggerire un’attenta osservazione della realtà circostante per poi riportare l’attenzione sulla base viscerale della stessa, che continua a ripetersi pur mutando.


Le sale sono 4, in un gioco di richiami continui in cui bidimensionalità e tridimensionalità sono in dialogo costante e in cui sfondo e opere d’arte diventano tutt’uno anche con lo spazio espositivo stesso, a suggerire come la scelta del rivestimento possa combinarsi su diversi livelli e rappresentare una componente fondamentale del progetto poiché intrisa essa stessa di pensiero artistico.

Nei progetti finora realizzati ho avuto modo di usare i rivestimenti MUTINA soprattutto per bagni ma il loro utilizzo è molteplice e si prestano ai più svariati interventi. Il loro design è fuori dalle mode, ogni collezione ha prodotti davvero particolari, capaci di rendere la stanza in cui vengono usati riconoscibile e curata.

Qualora interessati ai prodotti MUTINA o alla consulenza in merito di rivestimenti, consiglio di contattarmi tramite i canali a disposizione per fissare il giusto modo per aiutarvi nella scelta per le vostre case.


testo e foto Chiara Colombo



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