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Enzo Mari in mostra: una personalità poliedrica

Lo scorso Ottobre, in una Milano ammantata dai colori autunnali, ho programmato un’intera giornata dedicata a mostre e musei per tutta la città. Partendo da Hangar Bicocca per arrivare al Museo del Novecento, passando per Parco Sempione per giungere alla tanto attesa mostra “ENZO MARI CURATED BY HANS ULRICH OBRIST”.

Mi sono persa tra le centinaia di oggetti, poster, arredi, disegni, fotografie che sono stati raccolti dagli archivi di Mari per mostrare la sua figura eclettica e completa di progettista e creativo nei suoi oltre 60 anni di attività.


Si viene accolti da quella che è stata l’opera cardine della mostra di Mari svolta alla GAM di Torino, ovvero l’Allegoria 44 Valutazioni, in cui il simbolo della falce e del martello è spezzato in 44 parti, poste ognuna su un base e accompagnate da una poesia di Leonetti composta da 44 versi. Il simbolo spezzato è quello del lavoro, allegoria dell’ideologia in cui Mari crede e della poetica cui resta fedele per la vita.


1976-2008 - 44 valutazioni

La mostra è composta da due percorsi differenti che si collocano l’uno ai margini dello spazio (“L’arte del design”) e l’altro al centro (“Piattaforme di ricerca”), lasciando il visitatore libero di girare tra i differenti progetti esposti.

A fine mostra ho acquistato il catalogo, scegliendo tra le molteplici versioni di copertine disponibili (scelta grafica che ho molto apprezzato, allineandosi con la pluralità della ricerca di Mari nel suo sviluppo artistico e produttivo) quella con la mela rossa, emblema dei progetti dei giochi per bambini.

Il catalogo è fondamentale per poter leggere le numerose interviste fatte a Mari, per comprendere il lavoro di raccolta dietro la mostra e soprattutto per approfondire le numerose tematiche affrontate da Mari negli anni.

Qui vorrei presentare alcune citazioni tratte proprio dalle interviste rilasciate da Mari, accompagnate dalle foto che ho realizzato durante la mostra ad alcuni dei progetti che più mi hanno coinvolta.


“Una volta Enzo mi ha detto: <Guarda fuori dalla finestra e se ciò che vedi ti piace, allora non c’è ragione di fare nuovi progetti. Se invece ci sono cose che ti riempiono di orrore al punto da farti venire voglia di uccidere i responsabili, allora esistono buone ragioni per un progetto.> La trasformazione nasce quindi dal bisogno. E c’è qualcosa di molto umile nell’idea di creare solo ciò che serve. La modestia e il dubbio hanno sempre fatto parte della pratica di Mari. Il quale crede che l’oggetto perfetto sia ancora da progettare, e sfida se stesso a fare meglio.”

1953 - Pittura 116

“Il design, da un punto di vista etico, non offre nulla. L’industria segue il proprio percorso di vita e morte. Un’industria ha successo se i suoi prodotti sono ben progettati, indipendentemente dalla loro qualità formale. Quando è improntato all’etica, il design implica un comportamento e un’intenzione rivoluzionari.”

1995 - Servizio Berlin

“L’utopia è un luogo che non esiste. Non si può realizzare. Quando si cerca di realizzarla nel concreto, crea la morte. Le antiche religioni che credevano in un paradiso o in un aldilà lo sapevano bene. Negli anni Settanta, quando Mendini scrisse che l’utopia è un movimento moderno irraggiungibile, che valorizza solo la produzione di merda, la gente non capiva davvero cosa intendesse. Ma non è semplicemente questo. Ho scritto che l’utopia va considerata come un “corrimano etico”, come il filo di Arianna, utile nel labirinto delle contraddizioni e dei compromessi di questo mondo.”

1974 - Sistema di illuminazione Aggregato - Artemide

“Il gioco deve essere libero. Ma l’architettura è un sistema di segni, quindi è un linguaggio. La libertà si esprime soltanto nel codice di un linguaggio, anche se vogliamo metterne in discussione la natura.”

1957 - 16 animali

“Quando lavoro, ancora oggi, non cerco di creare oggetti stupidamente necessari; voglio creare modelli per una società diversa, per un modo diverso di produrre e di vivere.”


“Dire che l’arte è libertà totale, e che non ha altro scopo oltre se stessa, non ha alcun senso. L’arte è un punto di riferimento collettivo per ciò che trascende la banalità.”


1979 - Design e design

“Esistono due stili, due modi di fruire della cultura artistica. Quando andiamo all’opera, a un concerto o a una mostra, ci godiamo lo spettacolo o le opere esposte: è legittimo, poiché gli spettacoli e le opere d’arte sono stati creati proprio per questo. Tuttavia, in sostanza, si tratta solo di una partecipazione passiva. La vera cultura artistica consiste nel produrre arte. Se ci limitiamo semplicemente a osservarla e non tentiamo di produrla, compromettiamo il tipo di società in cui viviamo.”


1976 - Living

“Mentre lavoravo al progetto del gioco Living pensavo che non avrei potuto proporre delle piccole scatolette con oggettini alla moda, come quelli che la gente comprava in quegli anni; se l’avessi fatto non avrei fatto un gioco ma un condizionamento. Avrei indirizzato i bambini a pensare come miliardi di sciocchi adulti.”

2002 - Enzo Mari Loves Muji - Muji

“[…] la forma invece -e lo dicevano gli antichi Greci- è la materializzazione di un significato, e gli corrisponde. La forma è, non sembra. Ciò che è, è giusto, ciò che sembra è merda perché usa la forma dimenticandone il significato originale.”


2009 - Vaso Colonna / Vaso Pendente / Vaso Colombo - UpGroup

“Ho cercato di spiegare quella che per me è la complessità del progetto, dove il risultato non è tanto l’oggetto realizzato ma il processo del progettare nel suo divenire.”


“Il valore primo è l’esperienza, poi c’è la memoria. Tutta la conoscenza che ho è basata solo sulla pratica e sul ricordo della pratica: è quello che ho perseguito nel mio lavoro, non ho fatto altro per tutta la vita. Per prima viene la pratica, poi il ricordo dell’esperienza.”


1973 - Frate - Driade

“Con i miei lavori ho sempre cercato di parlare ai giovani, di dare loro un risposta, e per questo non ho mai voluto fare dei progetti utopici. Ogni mio progetto è diventato piuttosto un prototipo. Il mio primo maestro si chiama Platone, parlava di etica, di un progetto fatto non per l’interesse di una persona ma per tutti. Ecco: questo per me è sempre stato fondamentale.”


1952 - appunti per una tesi al primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Brera

1956 - Struttura 245

Queste due immagini mostrano le indagini di Mari svolte sul tema dell’ambiguità percettiva, per carpire le influenze reciproche tra colore e volume. Mari attua le ricerche creando dei modelli ambientali uguali, dei quali colora in modo diverso le superfici interne proprio per valutare le differenti percezioni che ne derivano dall’osservazione.


1961 - La Serie della Natura N.1: la mela / 1964 N.4 la pantera - con Elio Mari

Anche l’intero mondo dei giochi per bambini mi ha affascinato moltissimo, a partire dalle illustrazioni con frutta e animali, arrivando al concetto stesso di gioco che a mio avviso si può interpretare come fosse il processo socratico della maieutica: il gioco serve a stimolare nel bambino idee nuove, a far crescere autonomamente le proprie idee senza subire l’influenza del mondo adulto in maniera eccessiva, come ben espresso nella citazione precedente riguardo il gioco Living.


Queste ultime due sezioni di cui vi ho parlato costituiscono il primo e il terzo tema del percorso Piattaforme di ricerca.

La mostra è stata organizzata in modo mirabile, tenendo conto della complessità del personaggio trattato e dell‘incredibile mole di materiale a disposizione. Il visitatore sente davvero di essere libero nello spazio, immerso nel mondo di un progettista che si scopre allo stesso tempo artista, grafico, filosofo, teorico, predicatore, utopista.



testo e foto: Chiara Colombo



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