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Due giorni a Parma

Ho deciso di passare un weekend alla scoperta di Parma, dopo essermi innamorata delle vicine Bologna e Reggio Emilia.


Sono partita percorrendo le vie principali fino all’Oratorio di San Tiburzio, piccola chiesa in una piazza nascosta dalle vie più battute, in cui ho potuto visitare l’esposizione temporanea di Rebecca Louise Law: “Florilegium”.




L’installazione occupa la volta della chiesa, da cui cadono 200.000 tipi diversi di fiori appositamente trattati, a rappresentare il numero degli abitanti della città, in un mix cromatico che vuole accostarsi agli affreschi della volta.

Il tema della mostra è quello estremamente attuale del rapporto uomo-natura: l’artista ha curato ogni dettaglio specificamente per coinvolgere ogni angolo visivo così che il visitatore potesse anche ammirare nello stesso tempo la volta e le statue delle virtù cardinali che lo circondano, lasciandosi al contempo stupire dall’incredibile biodiversità che vi pende.


In una delle vie principali del centro, Via Farini, mi sono lasciata affascinare dai negozi di salumi e formaggi, dalle botteghe dei calzolai, dai fruttivendoli. Parma è una città di media grandezza che riesce a conservare una dimensione umana, non perdendo di vista le necessità del contemporaneo modo di vivere.





Ho deciso di visitare il primo museo che avevo in lista in mattinata, quindi mi sono diretta verso l’APE Museo per lasciarmi affascinare dalla mostra su Amedeo Bocchi. Ai quadri dell’artista è stata affiancata una selezione di costumi di Tirelli.

Ho amato moltissimo l’uso del colore di Bocchi, artista che non conoscevo precedentemente, così come lo stile delle sue pennellate e la scelta dei soggetti. Un quadro che mi ha affascinato molto è stato “Nel parco”, in cui una giovane donna figura seduta in mezzo a colori sgargianti e pennellate quasi astratte a suggerire una natura di sfondo che si fa sfuggente come sogno.

Amedeo Bocchi - Nel parco


Un soggetto ricorrente è Nicolina, ritratta in pose di naturale e molle abbandono come nel dipinto “Nella veranda”, in cui tiene tra le mani una chitarra.

Il museo è molto ben curato, ottima la disposizione delle luci che valorizzano al meglio i dipinti senza creare disagi visivi come spesso accade in numerosi musei, è una cosa che per deformazione personale noto e mi piace prestare sempre attenzione anche alla scelta espositiva dell’allestimento.



Amedeo Bocchi - Nella veranda


Di estremo fascino la prospettiva che si apre da Strada Duomo verso il Battistero e la Cattedrale, che sembrano brillare di luce propria. Restando in Strada Duomo consiglio “Oliva Stampe”, con una bella selezione di stampe di vario soggetto e mappamondi, in cui sono stata accolta con estrema gentilezza. La Cattedrale è un gioiello da scoprire, e poco oltre merita una visita anche la Chiesa di San Giovanni Evangelista.





Il centro storico di Parma è molto piccolo, lo si percorre facilmente a piedi in breve tempo da un punto all’altro, e questo sicuramente facilita la fruizione e vivibilità della città. Inoltre, la città è molto ben tenuta, a differenza di alcuni luoghi di degrado che ho invece riscontrato a Bologna, che fanno comunque parte del suo fascino.


Qui l’atmosfera è sicuramente diversa e più rigorosa, ma un buon pranzo al Gallo d’Oro riesce a riportare il cuore verso la strada della fantastica accoglienza emiliana. Consiglio senza ombra di dubbio un antipasto con salumi misti tipici accompagnati dalla “torta fritta” (altrimenti detto “gnocco fritto” in altre zone della regione), a seguire un primo con ragù di strolghino accompagnato da un buon bicchiere di Lambrusco e a finire un dolce della casa.


Nel pomeriggio vi consiglio un giro il Parco Ducale passando per il Ponte Verdi e godendo della parte verde della città.

Per un cocktail dopo la cena invece consiglio il locale J. Rojers Speakeasy, con una selezione di cocktail davvero meritevole e un interior design curato e accogliente.




Il secondo giorno in città l’ho passato godendomela già di prima mattina, quando tutti ancora dormivano e pochi passanti giravano per il centro. Mi sono diretta all’Antica Farmacia Filippo Neri (nei pressi di San Tiburzio) in cui il tempo si è completamente fermato ed è possibile osservare da vicino antichi ingredienti per i farmaci e strumenti ormai in disuso.



Successivamente mi sono diretta alla Camera di San Paolo e alla vicina Pinacoteca Stuart.

La Camera di San Paolo è una porzione attualmente visitabile dell’antico monastero delle suore benedettine costruito alla fine del Quattrocento. Durante la visita si possono ammirare due stanze comunicanti opera di Araldi (1514) e del Correggio (1519). È la seconda la più ammirata, poiché l’artista con il suo dipinto riesce ad annullare visivamente la geometria della volta a ombrello per mettere in risalto il soggetto raffigurato.



Nel pomeriggio mi sono diretta verso il parco del complesso della Pilotta, a cui ho poi dedicato le restanti ore. La visita alla Pilotta parte dall’antico Teatro Farnese per poi seguire nella Galleria d’arte e finire nella Biblioteca. È un viaggio nella storia all’interno di uno scenario veramente suggestivo e imponente. Segnalo un dipinto di Leonardo Da Vinci che spicca tra tutti i capolavori di ‘400 e ‘500 per la sua delicata espressività, in cui la mano del genio è decisamente riconoscibile anche senza leggere la didascalia esplicativa.




Ho voluto salutare la città ripercorrendo alcune vie del centro ormai familiari e vedere per un’ultima volta Piazza del Duomo e la meravigliosa scena che offrono il Battistero e la Cattedrale e nel cielo, sullo sfondo, era visibile una piccola Luna in lontananza mentre la frizzante aria di metà Febbraio mi spronava a ripensare ai due giorni passati in una città molto diversa da Milano, che ha saputo ridarmi le emozioni delle precedenti due città emiliane che avevo amato.



testo e foto: Chiara Colombo


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